Editoriale
DOI:
https://doi.org/10.55393/babylonia.v1i.295Parole chiave:
LCOAbstract
Nel 2010, gli psicologi Heinrich, Heine e Norenzayan hanno pubblicato una serie di articoli denuncianti la sovrarappresentazione deə studentə americanə come soggetti di studi psicologici: avrebbero 4.000 volte più chance di essere reclutatə per un esperimento rispetto a chiunque altro al di fuori del sistema accademico occidentale. Tuttavia, diversi studi comparativi con altri campioni dimostrano che la popolazione studentesca americana non è affatto rappresentativa della popolazione mondiale; al contrario, le risposte di questo gruppo riflettono particolarità non riscontrabili in altre categorie sociali. Questa tendenza emerge anche nella linguistica applicata, dove il soggetto di studio più frequente è la popolazione studentesca, persone abituate a sostenere test e spesso appartenenti alla classe media superiore.
Di fatto, un’ampia fascia di apprendenti una seconda lingua non è considerata negli studi, anche se il loro sviluppo linguistico è spesso vitale: secondo l'UNESCO, più di 281 milioni di persone, ovvero il 3,6% della popolazione mondiale, vivranno all'estero nel 2022... ma poche di loro compaiono nelle nostre pubblicazioni scientifiche.
Certo, è più facile reclutare studentə e le comunità immigrate sono spesso (giustamente!) reticenti nell’accogliere chi fa ricerca, ma ci sembra comunque sensato, in quanto comunità scientifica e didattica, fare del nostro meglio per entrare in contatto con chi apprende lingue in situazioni precarie, persone per le quali lo sviluppo linguistico è una sfida e una necessità.
Questo numero di Babylonia non pretende di colmare la lacuna, ma contiene una rappresentazione di alcune lingue della migrazione - non tutte, ma è un primo passo.
Vi auguriamo una buona lettura!
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